Ezio Capizzano, è nato a Torano Castello in Calabria (prov. di Cosenza): appartiene alla terra e alla “sua" terra in particolare. Cose di rilievo della sua infanzia-adolescenziale sono (da sempre così!) gli “amori” delle donne per Lui [in parte accennati nel vol. autobiografico ”L’ultimo dei baroni in un campus di tulipane”, ed. Comunicare, Tolentino (MC), 2004] nonchè un volumetto di poesie dal titolo “...e posarla in frammenti” con dedica “Alla bellezza e al mare suo figlio primogenito” (introvabile ma presente in Biblioteca Naz. Firenze) attestante la sua sensibilità verso la natura (soprattutto femminile) e l’arte.[Già, allora (non fu infanzia ma “adolescenza”) quando conobbe per la prima volta la forza del “corpo” femminile e ne restò affascinato per sempre; anche se le poesie alludevano ad un’anima “in frammenti” per l’accorata perdita degli amori: “ ...rammenti Vienny’ la dolce follia che ci invase / fluttuava nell’anime nostre la gioia del vivere”.

Già “allora” parlavo di “gioia del vivere” ma non la conoscevo ancora] Si cimentò anche da ragazzo undicenne nella pittura (v. acquerello del Convento di Torano; pittura che considerava poesia) senza successo. Tentativo abbandonato (perchè non sopportò la critiche dei familiari), con la distruzione con un’accetta delle “opere” su tavolette di compensato.Ciò ad attestazione anche del suo carattere irascibile.

Ma col tempo - nostro vero padrone - si cambia e il “Cap”. oggi è – nonostante l’età e le cose della vita (v. in seguito) - gioioso e solare come sempre (così come lo vedete nella foto col cappello). Alla formazione di una visione lirica concorse la cognata, Beatrice Verri, poetessa e Direttrice didattica, poi Ispettrice (nata S. Lorenzo del Vallo e. m. a 104 anni in Cosenza). Recitava ancora a quell’età tutto Dante e a me trasmise la passione per la poesia. Appartiene a questo primo periodo della vita il Corso di studi classici al liceo Bernardino Telesio di Cosenza. Esso segnò la sua formazione umanistica e fissò per il futuro gli interessi culturali improntati agli ideali di una società giusta. Si ricorda che il prof. d’italiano, Scornavacca Giuseppe, gli elaborati di Capizzano li additava agli altri, facendo sedere in cattedra l’allievo e facendogli leggere il tema svolto. Il concorrente in italiano, bravissimo, certo Mauro Franco (morto prematuramente in un incidente d’auto) aveva un approccio fantastico, quello di Capizzano di tipo sociologico. Si cimentarono nell’ipotizzare un nuovo modello di società, quello di Capizzano era ispirato alla Repubblica di Platone.

Non conoscevo ancora quella di Weimar e l’importante insegnamento di Max Weber [v. ora la voce “Vita e integrità fisica” (diritto alla) in Noviss. Dig. It., 1972; essa costituisce il primo scritto da prof. inc. e ass. ord. di Dirito civile all’Università di Camerino nell’epoca in cui scriveva anche il “Codice delle libertà costituzionali”. Milano, Pirola, 1975: "diacronie" suggerite dalla mia storia. E’ questo un leit motiv della presente Nota: far rivivere il passato nel presente non dimenticando il fluire del tempo] .

Poi l’adolescenza più matura. Si cresce ancora: gli anni del liceo al nostro “Liceo classico Bernardino Telesio a Cosenza. Durante il liceo, tre amori lo accompagnarono: Fiorentina, Mimma e una donna, sposata, di cui non può essere svelato il nome. Anche a causa di ciò scelse una sede universitaria lontana, Milano. E qui si formò come giurista: Giacomo Delitala (che certamente non brillava per capacità espansiva) lo prendeva sottobraccio mostrando di apprezzare i suoi interventi durante la lezione di diritto penale, mentre Cesare Grassetti lo ospitava nel suo studio durante la stesura delle tesi di laurea (una tesi e due tesine a quei tempi: correva l’anno 1959-’60.

Conseguita la laurea, divenne assistente volontario presso l’Università statale di Milano: tesi in diritto penale e sottotesi in diritto civile trovarono ospitalità su due importanti Riviste giuridiche (l’”Archivio pen” di Remo Pannain a cui mi presentò Giandomenico Pisapia, padre dell’attuale Sindaco di Milano e la “Riv. del diritto matrimoniale e dello stato delle persone”: della tesina “L’errore sulle qualità dell’altro coniuge” (1960) occorre fare particolare menzione. In essa si prospettava la categoria giuridica della “Identità personale” che avrebbe ottenuto la più completa configurazione qualche anno dopo (1962) nella “Tutela del diritto al nome civile”, categoria nuova che sarebbe stata accolta dalla Cassazione e ancora oggi negata, al contrario, da qualche giudice di merito [v. sent. Primo grado della causa promossa dal prof. Capizzano (col patrocinio della figlia avv. Claudia Capizzano) c. Costanzo, ora in appello davanti ai giudici romani, fondata sulla violazione della personalità sotto il profilo della violazione del diritto alla identità personale non implicante necessariamente l’offesa all’onore. Ma di ciò vi diremo prossimamente.]. Di questo scritto che risale al 1962 ( e v. l’indice cronologico-bibliografico della produzione scientifica in questo stesso sito.) quando l’A. era assistente del prof. Mario Rotondi all’Università Bocconi di Milano, allora giovane studioso (un Capizzano di 24nni!) che anche in Bocconi- studiando, ma vivendo!- "seminò" amori, compreso quello con la seconda moglie.

Quello scritto dava al Capizzano la sensazione di essere entrato a far parte ormai del novero dei giuristi viventi e titolari di cattedra a pieno titolo e tra i più apprezzati: Walter Bigiavi, infatti direttore della “Riv. di Diritto civile” mi invitò con una lettera a collaborare alla sua rivista “anche in rubriche direzionali”!. Ma torniamo alla mia sottotesi di laurea sull’”Errore dell’altro coniuge” di cui ho già detto. Apro una parentesi che non avrei voluto e che chiuderò subito: fui plagiato in modo farsesco da un magistrato che pubblicò su una rivista (Giurisprudenza italiana) a distanza di alcuni anni uno scritto che copiava cambiando solo la punteggiatura il mio lavoro già pubblicato nel 1960 e per il quale avevo ricevuto una cartolina da Arturo Carlo Temolo (dell’Accademia dei Lincei) che diceva: “Vivissime grazie dell’interessante articolo ben concepito e ben scritto, frutto di accurata meditazione e di larga visione”; avevo solo 24 anni(questo solo rimpiango e non la scopiazzatura per la quale mi ero rivolto allo stesso Jemolo).Il "copista" non pubblicò più una riga. E così a Milano, prima che chiudessero per sempre, potei frequentare i casini di Via Fiori chiari e Fiori oscuri.

Ne parlo non perchè mi piaccia il sesso a pagamento ma perchè una prostituta si innamorò di me: aveva frequentato l’Università e poi aveva finito col farsi” sbordellare” (il neologismo è mio. V. il nostro “Dizionario filosofico della sessualità” di prossima pubblicazione) anche da me. Se ne innamorò a tal punto (forse anche del mio, pene, fra i tanti “macinapepe” alla Casanova) che quando finì la quindicina mi fece trovare in una busta tutto il danaro che avevo pagato per le marchette. Ancora amori da studente: Carla, la cameriera della Casa dello studente di Viale Ronagna, 62. Ed ancora all’ultimo anno, quando mancava poco alla laurea l’amore vero per Gianna che sarebbe diventata, da lì a qualche anno la mia prima moglie. Ma, prima uno sguardo agli studi universitari: non solo letture dai Manuali; ma andavo alla fonte del pensiero dei miei proff. d’Università, nelle biblioteche della stessa Universita e in quelle comunali della città di Milano (frequentatore, inoltre, con l’amico-Giuseppe Stolfi (direttore del “Foro padano” a cui ovviamente collaborai successivamente) che mi onorava della sua amicizia, della fornitissima Biblioteca degli Avvocati nel palazzo di Giustizia di Via Freguglia; così incominciavo ad imparare il diritto penale non solo attraverso il Manuale dell’Antolisei (che più tardi, quando divenni assistente di Deiitala e pubblicai le prime note e scritti sulla” Rivista di diritto penale” di cui il Delitala era condirettore, mi avrebbe citato nel suo Manuale.(onore per un giovane di 23 anni!) Ma attraverso gli scritti di Delitala come “Il fatto di reato”.E così conoscevo gli scritti dei miei professori tutti e in sede di esame li sbalordivo (sic!).

I miei ricordi...